L'Europa vedrà il suo anno migliore dal 2006 a questa parte». Suona come la previsione più attesa del 2021 per il mercato l’istogramma costruito da S&P Global per dire che il capex corporate globale, quindi gli investimenti, che poi sono la benzina della crescita, cresceranno di almeno il 13% nel 2021. Mentre l’Europa arriverà almeno al 17%. Con l’America Latina attesa al 27%. Un ritorno alla luce, anzi di più, per le imprese, visto che rivedere una crescita a doppia cifra significa per l’80% delle imprese del campione, tra comunicazioni al mercato e consensus degli analisti, punterà sul futuro più di quanto fatto prima della pandemia.
L’INVERSIONE
La crescita interesserà un po’ tutte le aree geografiche, tutti i comparti e tutti i gruppi industriali. Ma semiconduttori, con ben oltre il 30% di crescita, retail, software e trasporti sono i settori che stanno alzando di più la posta. Più in generale, saranno Information technology, materiali e utilities a fare la parte del leone. Va detto, spiega Gareth Williams, che il cosiddetto “capex” si è dimostrato «capace di resistere bene alla pandemia». Perché se nel 2020 si è registrata una contrazione del 6%, simile a quella vista dopo la crisi finanziaria del 2009, «ciò è dipeso in buona parte dai forti tagli agli investimenti legati alle materie prime». Escludendo energia e materiali, si stima che la portata degli investimenti raggiungerà davvero livelli record nel 2021, crescendo del 15% a ben 2,8 trilioni di dollari nel mondo, rispetto ai 2,5 trilioni del 2020. Questo vuol dire che, seguendo lo stesso criterio, il capex nel 2020 è diminuito solo del 2%, ben lontano dal -7% della crisi finanziaria del 2009. Un miracolo considerando l’aggressività della crisi pandemica. La sorpresa è che ben 16 su 20 gruppi industriali spenderanno di più nel 2021 rispetto al periodo pre-pandemia. Una capacità di ripresa che dipende da più di un fattore. C’entra la migliore gestione della pandemia nell’area dell’Asia-Pacific, ma anche l’impatto dei sostegni governativi e la crescita di driver come la digitalizzazione e la transizione energetica.
LE REVISIONI
Non solo.
I PIÙ AGGRESSIVI
La buona notizia è che la dote di “capex” dovrebbe riuscire ad alleviare la carenza di chip per i semiconduttori. Mentre è probabile che gli investimenti rimangano contenuti per il settore materiali. Ma è sorprendente come nelle ultime settimane ci sia stata una revisione al rialzo nelle previsioni di spesa da parte di un gruppo ristretto di imprese considerate già “big spending”: in prima linea figurano Taiwan Semi (+65% rispetto alle previsioni), Amazon, Facebook, Intel e NextEra Energy. Giusto per comprendere fino a che punto le società tecnologiche (di hardware o software che siano), i cosiddetti “disruptors”, i trasformatori delle vendite digitali e le potenti utilities focalizzate su rinnovabili e transizione energetica, siano protagoniste di questa corsa agli investimenti.
Peseranno ancora tanto gli investimenti in un mondo sempre più virtuale e immateriale? «Le spese in Ricerca&Sviluppo sono sempre cresciute a ritmo accelerato rispetto agli investimenti dal 2014 in poi. E la pandemia ha anche accentuato questa tendenza», spiegano da S&P Global. Quindi altro che anacronismo, anche i terabit costano. E sempre più spesso dove pesano gli investimenti, si nascondono anche le opportunità.
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