Hollywood e l'Europa alla sfida globale delle piattaforme tra i Sassi di Matera

Ha prodotto film come “Schegge di paura” di Gregory Hoblit, l’Oscar “Million Dollar Baby” di Clint Eastwood, la saga milionaria di “Underworld” e commedie come “Se scappi ti sposo” con Julia Roberts e Richard Gere, seguendo – da vice presidente di Paramount – la produzione di film come “Indiana Jones e l’ultima crociata” di Steven Spielberg e “Attrazione fatale” di Adrian Lyne.  A 66 anni Gary Lucchesi – nato a San Francisco, formatosi come agente di grandi star (Susan Sarandon, Kevin Costner, Michelle Pfeiffer tra gli altri), oggi presidente della casa di produzione Lakeshore Entertainment e presidente emerito della Producer’s Guild of America – è uno dei grandi leoni di Hollywood. A Matera andrà «per la prima volta», tra i partecipanti dell’Audio-visual Producers Summit, organizzato dalla Lucana Film Commission per l’Associazione Produttori Audiovisivi in associazione con Producer Guild of America. «Un evento storico in termini di relazioni – lo ha definito Giancarlo Leone, presidente dei produttori audiovisivi – un gemellaggio in cui si discuterà di temi di attualità. Non un mercato, ma un incontro e un workshop per mettere produttori, distributori e creativi a confronto non tanto sui contenuti, quanto sulle strategie. Il tema principale sarà il rapporto con le piattaforme, per comprendere e analizzare le ricadute di una simile proliferazione nel campo dei diritti. Ma il clima non sarà negoziale».

L’EVOLUZIONE

Insieme a Lucchesi si incontreranno nella città dei Sassi show runner, autori e manager da Stati Uniti e Italia. «La conoscenza del mercato globale, sia dal punto di vista creativo che da quello finanziario, è indispensabile – spiega Lucchesi – Mi rende un produttore migliore nel mio stesso paese, gli Stati Uniti, dove in questo momento spopolano tantissime serie tv trasmesse in streaming ciascuna nella propria lingua». Grande fan della serie francese Lupin con Omar Sy («Un grandissimo attore») distribuita da Netflix, «da produttore americano io mi chiedo: cosa posso imparare da un prodotto come questo? I produttori devono evolversi, se vogliono continuare ad avere successo. Inoltre, essendo molti dei migliori prodotti internazionali frutto di coproduzioni tra studi e reti, per un produttore è fondamentale capire come muoversi in termini economici in una miriade di possibili fonti di finanziamento».  Lucchesi non nega che il 2020 sia stato un anno duro per le sale, con il box office globale calato del 72% rispetto al 2019. Ma il suo punto di vista è utile a correggere una visione di Hollywood ripiegata su se stessa o incapace di rinnovarsi. Tutt’altro: «Nonostante il consumo di cinema in sala durante la pandemia sia calato, è cresciuto quello di film e serie a casa, in tv, sul computer o sui dispositivi mobili. Quindi la domanda di intrattenimento c’è ancora – dice Lucchesi – Quello che è cambiato sono le forme della distribuzione dell’intrattenimento». Ovvero le piattaforme: Amazon, Netflix, Apple TV, Disney+, e fuori dall’Italia anche HBO Max e Peacock, cresciute nel 2020 del 52%. «Io sono convinto che il mercato delle sale continuerà a esistere e a fare incassi, ma solo se destinato a quei film e a quei prodotti la cui visione ottiene reali benefici da uno schermo grande e da una visione condivisa con un pubblico più largo. Voglio dire: un film d’azione, un horror, una commedia sono prodotti che in sala continueranno ad andare bene, e l’industria non smetterà di produrre questo tipo di contenuti. È inutile deprimerci per il successo delle piattaforme. Abbiamo a disposizione oggi una straordinaria varietà di contenuto tra serie, film e documentari da tutto il mondo. Io credo che in futuro sarà il marketing a decidere quali film andranno su piattaforma, e quali in sala».  Vitale, in questo senso, la capacità che dovrà avere il cinema occidentale (e quello americano in testa) di penetrare il mercato più grande al mondo, quello cinese, attestatosi nel 2020 come il box office più forte al mondo (nell’ottobre 2020 un miliardo e 988 milioni per il box office cinese, un miliardo e 937 milioni quello USA): «Sulla Cina è difficile prevedere cosa accadrà – ha detto Lucchesi, commentando anche la recente vendita delle quote dell’americana AMC Entertainment da parte della cinese Wanda Group – ma è difficile immaginare un futuro in cui i due sistemi culturali non trovino un modo per incontrarsi». 

LE FUSIONI

La scommessa su cui si gioca oggi il futuro dell’intrattenimento, secondo gli analisti, è la proprietà intellettuale dei contenuti, che le piattaforme si contendono a suon di fusioni sempre più macroscopiche: l’acquisto di Time Warner da parte di Aol nel 2001, la fusione fra Disney e Fox nel 2017, quella di Comcast con NBCUniversal nel 2009, di AT&T e Time Warner nel giugno 2018, l’acquisto di Sky da parte di Comcast nell’ottobre 2018 fino alla nascita lo scorso maggio del conglomerato Warner Discovery. «Le piattaforme sono in competizione tra loro per catturare l’attenzione degli abbonati. Continueranno perciò ad acquisire compagnie proprietarie di diritti cinematografici e tv. Le fusioni tra conglomerati sono un grande segnale di evoluzione in questo senso. Ma allo stesso tempo creeranno nuovi contenuti. La buona notizia è che ogni anno veniamo letteralmente investiti da nuovi talenti, attori, registi, autori capaci di creare contenuti e aprire nuovi orizzonti creativi. Il punto è che le piattaforme hanno costantemente bisogno di nuovi prodotti per trattenere i propri abbonati.  E quindi, da produttore, la speranza è di poter trarre benefici  da questa necessità». Sulla possibilità che Amazon, Netflix o Apple possano incrociare presto i loro destini con la piattaforma di Paramount, Peacock, Lucchesi (da ex vice presidente della società) non si sbilancia: «Solo il tempo potrà dire se Netflix, Amazon o Apple acquisiranno Peacock. Quello che posso dire è che questo tipo di movimentazioni non incidono necessariamente sulla qualità. MGM è stata comprata tante volte negli ultimi trent’anni, ma ha continuato a produrre film importanti come la saga di James Bond». Per Lucchesi, che tra le prossime produzioni seguirà anche la serie di “Underworld”, «l’obiettivo personale è continuare a fare quello che ho fatto per trent’anni, ovvero trovare storie interessanti che raccontino al pubblico anche qualcosa di noi. Mi piace scoprire nuovi talenti: ho lavorato con tanti esordienti e sono sempre rimasto colpito dalla ricchezza della loro creatività. Un aspetto fantastico del mio lavoro è che mi costringe a stare al passo con i tempi. Un buon produttore non può vivere nel passato: deve guardare al futuro con curiosità. Per esempio, io non sapevo nulla di Matera, e adesso sono felicissimo di partecipare. Per l’incontro in programma, ma anche perché vedrò una parte dell’Italia in cui non sono mai stato prima». 

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