Investimenti: il bitcoin? Denigrato ma ormai sdoganato

Il 2020 è stato l’anno dell’accelerazione nell’adozione del bitcoin da parte degli investitori istituzionali. Un trend che proseguirà nel 2021. In un contesto in cui «la percezione della valuta digitale nell’industria della gestione patrimoniale e il quadro normativo in materia si evolvono e mentre aumentano le richieste di transazioni inverse da parte dei clienti finali, riteniamo che un numero crescente di attori tradizionali inizierà a dilettarsi con gli investimenti in bitcoin, rafforzandone la domanda», dice Florian Ginez, associate director di WisdomTree guardando all’andamento del bitcoin che a metà marzo ha superato quota 60 mila dollari (solo un anno fa era scambiato poco sopra 5 mila dollari). Il bitcoin, come la maggior parte delle asset class, si rileva nel report, «è stato duramente colpito dalla crisi provocata dalla pandemia di coronavirus». Ma ha recuperato in fretta, superando ogni aspettativa, anche grazie alla crescente diffusione presso gli investitori istituzionali, sulla scia degli sviluppi positivi per l’industria e di un contesto macroeconomico favorevole. Nel 2020, «la maturazione dell’ecosistema di mercato ha reso necessarie soluzioni di tipo istituzionale per il trading e la custodia degli asset digitali. Inoltre, sono arrivati sul mercato moltissimi prodotti Etp sul bitcoin, soprattutto in Europa ma anche in Canada».

Strumenti che consentono agli investitori di accedere ai bitcoin in maniera più semplice, con l’esposizione sull’asset tramite uno strumento tradizionale, integrato nei sistemi esistenti e, al contempo, sollevandoli dall’onere della gestione. Gli Etf e gli Etp su bitcoin, aggiunge l’analista, «hanno assistito ad una crescita piuttosto consistente, oltre ad avere riportato flussi in entrata superiori ai 900 milioni di dollari nel 2020. Ad indicare una più estesa adozione presso gli investitori istituzionali è stata anche la stabile crescita dell’attività nei mercati regolamentati dei future, oggi oltre i 3 miliardi di dollari in volumi scambiati giornalmente». Senza contare i riflettori accesi dalle aziende, dalla volontà d’iniziare ad accettare i pagamenti in bitcoin in un prossimo futuro, allo sviluppo di servizi correlati alle cripto-valute e gli investimenti in bitcoin nei bilanci. E il fenomeno non ha riguardato solo i servizi di pagamento di aziende come Visa, Mastercard, Square o PayPal, ma anche società leader d’innovazione come Tesla o Amazon. Infine, in tempi di tassi bassi e timori di inflazione anche i bitcoin sono «apparsi interessanti».

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