La Grande Crisi finanziaria aveva già tenuto a freno per anni gli investimenti in conto capitale delle grandi aziende un po’ ovunque. Troppa incertezza, troppi rischi per spingere sull’acceleratore. Poi, la pandemia ha scatenato la tempesta perfetta. Sicché la dimensione già contenuta di spesa in conto capitale è letteralmente crollata. Ma a quanto pare il vento è già cambiato. La ripresa degli investimenti è in corso e avrà una forza inedita, oltre che duratura. Come inedita, anche grazie a questa spinta, sarà la ripresa economica che si estenderà fino al 2022, dicono da Barclays. Finora il mercato ha preferito puntare su chi paga generosi dividendi piuttosto che scommettere su chi impegna ingenti risorse sul futuro o sul rinnovo di immobilizzazioni ormai datate.
Ma il cambiamento è in atto e nuovi fronti d’investimento aprono nuove opportunità di crescita. La ripresa attesa per questi ultimi è di quelle a “V”, stando alle promesse dichiarate dalle grandi imprese con impegni che vanno già oltre quelli pre-crisi. E questo anche grazie alla domanda in recupero, che trova terreno fertile nei bilanci ricchi di liquidità, nell’attesa ripresa degli utili e nelle condizioni finanziarie favorevoli. Gli economisti di Barclays prevedono una crescita dei capex del 7,5% nel 2021 e del 5,9% nel 2022. Qualcosa che vale un contributo alla crescita del Pil reale Ue pari rispettivamente di 1,6 e 1,3 punti percentuali.
Ma la spinta potrebbe andare anche oltre, considerate le altre leve in campo: la spesa dei governi e i 750 miliardi di euro in arrivo con il Recovery Plan, ma anche la forte domanda a fronte di un’offerta in affanno, soprattutto sui componenti in un modello di approvvigionamento superglobalizzato che sta mostrando tutti i suoi limiti. Infine, anche transizione energetica e digitalizzazione avranno il loro ruolo di acceleratore.Chi farà la parte del leone? Barclays divide tra grandi investitori e grandi beneficiari di questi investimenti. Telco, il settore dei cosiddetti consumi discrezionali (si va dalla produzione di auto agli elettrodomestici, dall’arredamento all’abbigliamento, ad aziende di servizi, come alberghi e ristoranti, media e i grandi department store), Information Technology e Utilities spingeranno sugli investimenti fino al 2023, a un ritmo che va oltre il 20% all’anno rispetto alla media del biennio 2018-2019. Anche Beni di prima necessità, Industria ed Healthcare dovrebbero essere all’altezza della pre-crisi.
Mentre gli investimenti energetici dovrebbero tornare ai livelli pre-Covid solo fra due anni almeno. Il settore Capital Goods (macchine e attrezzature), Oil Services (energetici), Semiconduttori, Materiali e componentistica auto dovrebbero invece trarre il massimo vantaggio proprio da questa spinta alla spesa. Di qui il nuovo basket di opportunità post-Covid indicato da Barclays: 30 titoli che beneficeranno del ritorno agli investimenti. Quali sono? Nel settore energetico, legato alla transizione e al futuro a emissioni zero, ci sono società di ingegneria e costruzione come l’olandese SBM Offshore, la francese Technip Energies e la norvegese Subsea 7, attiva nei servizi di ingegneria e costruzioni offshore o l’azienda petrolifera norvegese Aker BP ASA.
Ma anche l’italiana Maire Tecnimont, oppure Wood e Tecnicas. Sei le società presidio dell’Information Technology con l’industria dei semiconduttori che dovrebbe aumentare gli investimenti all’ennesima cifra record (+24%) nel 2021: ci sono dunque Infineon e Asml Holding, mentre Ericsson e Nokia potranno sfruttare le spese in crescita delle società telecom. Poi c’è STMicroelectronics. Tra gli industriali guadagna il podio Air Liquide, ben posizionata per sfruttare l’afflusso di risorse fresche nell’economia dell’idrogeno. Tra gli industriali, Weir Group, GEA Group, Siemens, Schneider Electric, ABB, Alfa Laval, Atlas Copco ed Airbus. Infine, tra i Consumi discrezionali, Daimler, Volkswagen Traton, sono tra i produttori di auto obbligati a puntare sulla tecnologia e dotati di una buona posizione di liquidità, accanto a Ocado Group, Whitbread, InterContinental Hotels Group, Accor e SSP Group. Mentre per i Servizi di comunicazione scendono in campo Cellnex Telecom e Informa. E per le Utilities, la scelta va su Engie, in un settore che tra elettrificazione e strategia sull’idrogeno vedrà in campo in Europa 3,7 trilioni di euro di investimenti necessari entro il 2050.