Pignataro, ora nel mirino c'è anche Illimity: fa gola la sua piattaforma

Andrea Pignataro colpisce ancora. Di nuovo in Italia. Dopo Cedacri e Cerved – due aziende che si occupano di servizi informatici per le banche e di raccolta di dati sui bilanci delle imprese – l’imprenditore cinquantenne basato a Londra molto geloso della sua privacy e che ha costruito un colosso nel settore della gestione dei dati finanziari ha messo nel mirino Illimity, la banca fondata da Corrado Passera. Ex ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture nel governo di Mario Monti fra il 2011 e il 2013, ex leader del poco fortunato partito Italia Unica ma soprattutto manager di lungo corso – è stato a lungo numero uno di Intesa Sanpaolo e Poste e prima ancora aveva guidato l’Olivetti e altre aziende della galassia di Carlo De Benedetti con risultati eccellenti – Passera nel 2018 ha dato vita a un istituto di nuova concezione, innovativo e orientato alle nuove tecnologie e concentrato anche sul business dei crediti deteriorati.  «Un nuovo paradigma di banca», l’ha definito il fondatore che ne è anche amministratore delegato, «e senza i vincoli degli sportelli tradizionali». Con un focus sul web. «La pandemia ha accelerato l’adozione di piattaforme di open banking che consentono ai clienti di accedere a servizi digitali innovativi», ha sottolineato recentemente, spiegando che sempre più utenti migrano dalle banche tradizionali verso operatori nuovi come Illimity.

Un nuovo paradigma di banca», l’ha definito il fondatore che ne è anche amministratore delegato, «e senza i vincoli degli sportelli tradizionali». Con un focus sul web. «La pandemia ha accelerato l’adozione di piattaforme di open banking che consentono ai clienti di accedere a servizi digitali innovativi», ha sottolineato recentemente Passera, spiegando che sempre più utenti migrano dalle banche tradizionali verso piattaforme bancarie nuove come quelle di Illimity.

LA CRESCITA

Con 4,3 miliardi di attivi e quasi settecento dipendenti, la banca ha chiuso il 2020 con 31 milioni di utile netto e oggi in Borsa capitalizza poco meno di 800 milioni. Un istituto piccolo ma in crescita costante, che probabilmente potrebbe non disdegnare la presenza di un partner robusto e con una mission contigua. Insomma una preda certamente ambita e soprattutto non molto costosa per le dimensioni del gruppo Ion di Pignataro. L'imprenditore nato a Bologna avrebbe infatti in animo di proporsi per una quota di rilievo di Illimity, naturalmente sotto la soglia che fa scattare l'Opa sul 100% del capitale. Va però precisato che ambienti vicini a Passera hanno tuttavia negato che, finora, la proposta sia stata presentata ad alcun organismo dell'istituto e, pur manifestando stima per il dinamismo del gruppo Ion, hanno smentito contatti con Pignataro.

 

L’OFFERTA

La nuova mossa di Pignataro arriverebbe poche settimane dopo il doppio assalto ad altre due aziende tricolore. Prima Cedacri, il gruppo che fornisce servizi informatici alle banche, rilevato tre mesi fa per 1,5 miliardi. E poi l’Opa da 1,85 miliardi lanciata il 9 marzo scorso su Cerved con l’appoggio di Gic Private, fondo di investimento sovrano del governo di Singapore, e Fsi, guidato da Maurizio Tamagnini. Cerved è una società milanese attiva nella raccolta di dati per l’analisi del rischio di credito delle aziende. Nata negli anni Settanta come società di gestione e distribuzione dei dati che le aziende venete fornivano alle Camere di commercio, nel corso degli anni ha potenziato il suo database rilevando e integrando altri archivi di informazioni. Un business che si integra perfettamente con le attività di Pignataro. L’offerta per partire ha ancora bisogno di tutte le autorizzazioni delle autorità di vigilanza. I fondi azionisti della società hanno comunque già fatto capire di non considerarla adeguata dal punto di vista del prezzo. Castor, il veicolo che al termine di una lunga catena di controllo estera fa capo a Pignataro, ha proposto 9,5 euro per azione, il 35% in più dell’ultima quotazione prima dell’annuncio ma al di sotto del prezzo attuale dei titoli sul mercato (9,8 euro il 2 giugno).

LA DIGITALIZZAZIONE

Tornando alla banca di Passera, se alla fine l’operazione andrà in porto, sarebbe insomma il terzo colpo consecutivo del gruppo Ion di Pignataro in Italia, che nel corso degli anni a forza di acquisizioni – se ne contano più di venti in due decenni – ha costruito un colosso da 2 miliardi di dollari di fatturato, un margine operativo lordo di 1,4 miliardi, oltre 7.500 dipendenti e radicato in 50 Paesi. Un conglomerato poco conosciuto fuori dal mondo della finanza anche se gli scambi di azioni, obbligazioni e derivati in tutto il mondo molto spesso passano dai suoi software e dalle sue piattaforme.

«La digitalizzazione è il fattore chiave di cambiamento dell’economia e sarà all’origine delle grandi trasformazioni industriali dei prossimi decenni», ripete Pignataro. E anche Passera con la sua nuova iniziativa ha puntato molto sulle nuove tecnologie. «Cavalcheremo l’onda della rapida digitalizzazione dei servizi finanziari, sfruttando il potenziale dell’open banking – sostiene a sua volta Passera – Non abbiamo legacy, ma un’architettura completamente digitale, modulare e completamente in cloud che garantisce un vantaggio strutturale in termini di costi e flessibilità». Insomma, la campagna d’Italia di Pignataro per crescere ancora e rafforzarsi nel software e nell’analisi dei dati i pilastri della sua attività, e ora anche nel settore bancario, non si ferma.

 

 

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